La lussazione di protesi d’anca è una complicanza molto spiacevole per il paziente in quanto causa dolore e un accorciamento della gamba, impedendone il corretto movimento.
Questa avviene quando la testa del femore fuoriesce dal suo alloggio. Nella letteratura medica si calcola che questa complicanza abbia un’incidenza che va dallo 0 al 10% ed è determinata da diversi fattori:
- Mal posizionamento dell’impianto: il chirurgo non posiziona le componenti protesiche in maniera corretta e quindi anche movimenti eseguiti quotidianamente possono causare la fuoriuscita della protesi dall’articolazione.
- Situazioni muscolari particolari o pazienti con patologie neuropatiche: rientrano in questa tipologia pazienti che magari hanno subito diversi interventi chirurgici e non hanno più una muscolatura in grado di mantenere la protesi nella posizione corretta, o pazienti con patologie neuropatiche. Per risolvere questo problema è fondamentale utilizzare protesi chiamate a doppia mobilità, cioè protesi anti lussanti.
- Usura della protesi: può capitare infatti che la protesi si usuri nel tempo, perda la sua integrità e tenda a non essere più contenitiva. In questo caso la possibilità di una fuoriuscita dell’articolazione non è più un evento raro.
- Eventi traumatici: questi tipi di eventi sono legati strettamente alla storia del paziente e non possono quindi essere ricondotti all’intervento in sé.
In merito ritengo però importante tranquillizzare i nostri pazienti: affidarsi a un professionista esperto e specializzato in questo tipo di chirurgia riduce la percentuale di rischio di lussazione; nello specifico questa complicanza è molto rara nei soggetti giovani e in caso di primo impianto.
Il periodo più delicato è il mese che segue l’intervento perché i muscoli sono ipovalidi, e quindi il mio consiglio al paziente è quello di prestare sempre massima attenzione ai movimenti. Passato questo periodo il paziente può ricominciare a sedersi anche in luoghi bassi e a praticare sport: questo perché la tecnica che eseguo durante l’intervento non va a toccare i muscoli e consente quindi una cicatrizzazione della capsula molto veloce e una rapida ripresa.
Per evitare la possibilità di lussazione, oltre alla mia esperienza nell’eseguire l’intervento, utilizzo anche una programmazione preoperatoria con cui creo un planning al pc per vedere come deve essere orientata la protesi e la sua lunghezza.
Quest’ultimo aspetto è di fondamentale importanza perché, se ad esempio una gamba è più corta dell’altra, questo dislivello può causare delle instabilità all’impianto e quindi bisogna comprendere quale sia la lunghezza adeguata per mantenere la stabilità dell’impianto stesso.
Inoltre, prima di concludere l’intervento, eseguiamo sempre dei test di movimento, come ad esempio la massima estensione, l’extra rotazione e la massima flessione intra rotazione. Questi movimenti ci permettono di capire se abbiamo eseguito l’intervento nel migliore dei modi e ci assicurano che il paziente non avrà complicanze nel post operatorio.
I nostri rigidi test ci permettono di capire, inoltre, se si potrebbero verificare instabilità o conflitto, che farebbero urtare la protesi contro un frammento osseo o contro dei tessuti cicatriziali, causandone la sua dislocazione.
Per concludere possiamo asserire che se la protesi è posizionata correttamente e i test danno esito negativo, i nostri impianti non avranno il pericolo di incorrere in questa complicanza e il muscolo del paziente potrà riprendere in poco tempo il tono muscolare perduto.