In che modo si cura il conflitto femoro-acetabolare?

Il trattamento del conflitto femoro-acetabolare è personalizzato in base alla condizione clinica del paziente e alle sue necessità individuali. Una volta effettuata la visita specialistica con l’ortopedico, i fattori cruciali nella scelta del trattamento sono due:

1.        lo stato dell’articolazione dell’anca

2.        il livello di deterioramento della cartilagine

3. il dolore e le limitazioni riferite dal paziente.

La decisione su quale tipo di trattamento adottare dipende da queste considerazioni specifiche. Scegliere un trattamento che non sia adatto alla situazione del paziente potrebbe non solo non risolvere il problema, ma potrebbe addirittura aggravare la situazione.

Le opzioni terapeutiche per l’impingement sono:

Artroscopia

Nel caso in cui il danno alla cartilagine è ancora limitato, viene consigliata l’artroscopia per effettuare la correzione mininvasiva della problematica a livello sia del femore che dell’acetabolo.  

Infiltrazioni

Le infiltrazioni ecoguidate a livello dell’anca vengono effettuate su casi selezionati per ridurre il dolore, ma non impediscono una futura comparsa di artrosi.

Protesi

E’ la soluzione indicata in caso di danno grave alla cartilagine, grave usura della cartilagine articolare, limitazione grave del movimento. 

Al giorno d’oggi, le moderne tecniche di impianto e i materiali sempre più performanti hanno consentito di effettuare una chirurgia protesica che rispetta i muscoli e tessuti circostanti l’articolazione, e una protesi che dura nel tempo, con cicatrici piccole e poco evidenti, un ritorno normale alla quotidianità e alle attività sportive in tempi relativamente brevi.

Quest’ultimo aspetto è importante soprattutto per le persone colpite da artrosi precoce, tra i 40 e 50 anni, che fino a qualche tempo avrebbero dovuto attendere l’età indicata dalle linee guida per ricevere la protesi, senza il rischio che si usurasse troppo velocemente e fosse necessario un intervento di sostituzione.

Quando è possibile tornare a fare sport?

Il periodo di riabilitazione inizia subito dopo l’intervento e si concentra su tre aspetti fondamentali:

  •   Articolarità
  •   Propriocezione
  •  Potenziamento

Dopo l’intervento il paziente deve seguire le indicazioni in modo tale da poter recuperare la mobilità e tornare quanto prima a fare sport.

Nell’immediato post-operatorio, il paziente può camminare e appoggiare il carico sull’articolazione, ma è consigliato l’utilizzo di stampelle per le prime due settimane. Può anche utilizzare la cyclette e svolgere esercizi in autonomia a partire dal secondo giorno dopo l’intervento.

Successivamente, è importante seguire per almeno 2 mesi un programma graduale fisioterapia, che comprende anche la riabilitazione in acqua a partire dai 15 giorni dopo l’inizio del percorso. Un aspetto cruciale nella riabilitazione dopo un intervento chirurgico: il controllo del dolore. Se torna, potrebbe ritardare la guarigione e causare problemi. Non bisogna sforzarsi troppo e pazientare affinché il corpo guarisca bene.

Infine, bisogna considerare che il ritorno all’attività sportiva dipende anche dalla disciplina praticata e dalle indicazioni del chirurgo.

Sedi

Milano ICH – Istituto Clinico Humanitas, Via Alessandro Manzoni, 56, 20100 Rozzano (MI)

Milano Humanitas San Pio X, Via Francesco Nava, 31 20159 – Milano (MI)

Milano Physioclinic, Via Fontana, 18 20122 – Milano (MI)

Milano Medica, Via Filippo Turati, 29 20121 – Milano (MI)

Salerno, Via Trento, 94/B 84124, Salerno (SA)

Napoli Clinica Mediterranea, Via Orazio, 2 80122 – Napoli (NA)

Calabria, Via San Francesco, 4 87064 – Corigliano Calabro (CS)

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